Robert Schumann,
Dichterliebe op. 48:
piani
strutturali e introspezione musicale
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FABIO GRASSO @ rosenfinger.com
SOMMARIO
TERZO BLOCCO - I LIEDER DEL SOGNO E L'EPILOGO
Il ciclo
di 16 Lieder Dichterliebe (Amore di poeta) op. 48 di Robert
Schumann, su liriche di Heine,
si pone come contraltare maschile della storia
sentimentale al femminile narrata negli 8 Lieder di Frauenliebe und -leben
(Amore e vita di donna) op. 42, su testi di Chamisso.
Le due
opere, unitamente al Liederkreis
op. 39 su poesie di Eichendorff, sono da annoverare
fra i più preziosi gioielli della stupefacente fioritura liederistica
esplosa nella produzione di Schumann nel 1840.
I 16
componimenti di Heinrich Heine
sono tratti dalla raccolta di 65 poesie intitolata Lyrisches Intermezzo. Schumann li sceglie con la
cura e la perizia garantite dalla sua grande cultura letteraria, e li dispone
in modo da determinare il percorso narrativo e psicologico che ritiene più
suggestivo ed ispirante per il suo progetto musicale, sovvertendo talvolta
l'ordine originale delle poesie o avvicinando liriche non contigue. Qui, come
del resto anche negli altri cicli sopra citati, tale operazione rappresenta
solo il primo passo di un processo creativo che, ben lungi dal mirare a un
rivestimento musicale di superficie, si propone di reinventare
e reinterpretare i testi, sviscerarli, enfatizzare
ciò che è esplicito e soprattutto svelare ciò che è implicito, se non
addirittura latente a livello inconscio.
La
macroforma del ciclo è bipartita rispetto alla narrazione della vicenda: i Lieder da 1 a 6 ne rievocano alcuni momenti lieti, pur
venati di presentimento inquietante, mentre quelli da 7 a 16 ne raccontano
l'esito doloroso. Ma l'ulteriore bipartizione della seconda serie ci induce a delinare un'organizzazione complessiva in tre blocchi.
Questa
architettura generale è sapientemente concepita in modo da generare una
complessa rete di variegate relazioni, individuabili sia all'interno di ogni
blocco, sia fra brani di blocchi diversi. Come accade in moltissime opere di Schumann, anche questo lavoro è costellato di autocitazioni da altre composizioni, liederistiche
e non; la ricerca delle motivazioni di questi riferimenti suggerisce sempre
spunti di riflessione di grande interesse.
Questo
scritto mira a fornire una possibile chiave di lettura di tale affascinante intreccio.
Il commento analitico non rimanda, come di consueto, ai numeri di battuta della
partitura, bensì direttamente ai versi delle poesie, quasi a sottolineare
l'esigenza, irrinunciabile nell'analisi di opere come questa, di considerare
musica e testo come elementi indissolubilmente compenetrati; per questo gli
schemi formali dei Lieder, oltre ad essere illustrati
nel corso della trattazione, si ritrovano anche riprodotti sui testi, che sono
riportati integralmente e corredati di traduzione italiana. Non sembra fuori
luogo ipotizzare che questa impostazione possa giovare non solo a chi intende
studiare professionalmente il ciclo lavorando sulla partitura, ma anche al
pubblico in cerca di una dettagliata guida di supporto al semplice ascolto.
PRIMO BLOCCO
- LIEDER 1-6
I primi 3 Lieder dell'op. 48 sono collegati fra loro in modo
particolarmente stretto anche dal punto di vista delle connessioni armoniche.
Essi sono pensati per un'esecuzione senza soluzione di continuità: il
celeberrimo n. 1 finisce in sospeso su un'armonia dominantica,
risolta eccezionalmente sull'attacco immediato del n 2, mentre fra la chiusa di
quest'ultimo e l'avvio del n. 3 si configura una
forte relazione Dominante - Tonica.
La
straordinaria capacità schumanniana di scavare a
fondo nei testi dei Lieder, di metterne in luce i
significati reconditi e di arricchirli di sfumature semantiche aggiuntive si
manifesta fin dall'inizio; l'ambiguità tonale del primo Lied, oscillante tra La
maggiore e Fa diesis minore, e la sua tendenza alla gravitazione dominantica velano di un'aura interrogativa e dubitativa il
quadretto idilliaco del testo, di per sé scevro di ombre. Proprio a questa
suprema raffinatezza psicologica, che ammanta di fascino una semplicissima
struttura strofica bimembre, si devono
l'eccezionalità e la fama di questo brevissimo capolavoro introduttivo. Con
questo testo si sono cimentati anche Robert Franz nel Lied op. 25 n. 5 e Fanny Mendelssohn
in un duetto per voci femminili confluito nel catalogo di Lieder
senza numero d'opera del fratello Felix, con esiti
che, pur melodicamente apprezzabili, restano nella loro ordinarietà
sideralmente lontani dalla folgorante intuizione di
un genio come quello schumanniano, dotatissimo di talento letterario oltre che musicale; l'op.
48 n. 1 è uno degli esempi più lampanti di come, in virtù di questo connubio di
attitudini prodigiose, le idee musicali scaturiscano da un'interpretazione del
testo personalissima e penetrante che va ben oltre il dato semantico più
immediato. La musica si vincola così alla poesia in un legame univoco, come se
fosse un tesoro reperito nelle profondità più riposte di quei versi, e dunque,
una volta portato alla luce, solo ad essi potesse essere destinato; ma proprio
come i tesori dell'inconscio, essa può dire molto di più di quanto espresso
dalla "coscienza poetica" delle parole. La ricchezza di questo valore aggiunto è il
tratto più distintivo della produzione liederistica schumanniana, che nell'op. 48 sembra estrinsecarsi con
particolare evidenza. Non per caso in questo primo Lied la deviazione
sospensiva ed interrogante verso la Dominante di Fa diesis minore è affidata al
solo pianoforte, senza il coinvolgimento della voce, come a sottolineare che è
la musica a far emergere una tensione che il testo non rivela apertamente.
Non
sempre, ovviamente, l'azione della musica sul testo tocca livelli così
profondi; essa può limitarsi, come nel n. 2, a modificare la polarità degli
elementi testuali, disegnando simmetrie diverse da quelle che ci si potrebbe
attendere, evitando di legare in modo troppo scontato elementi musicali a
immagini poetiche: così all'alternanza "fiore-usignolo" reiterata nei
quattro distici secondo un modello A-B-A-B Schumann
fa corrispondere uno schema formale concettualmente diverso, di tipo A-A-B-A', derivato dall'archetipo strutturale della
cosiddetta Lied-Form (ABA), un percorso in realtà
estremamente variabile, ma sempre connotato dalla presenza di un elemento di
ripresa in grado di determinare una simmetria più o meno rigorosa rispetto
all'inizio. Ove necessario, i compositori di Lieder non esitano a imporre
questo profilo strutturale aggiungendo in chiusura di brano una ripetizione di
versi già uditi: è il caso del n. 3, il cui vivacissimo andamento esalta
magistralmente, nel sobrio virtuosismo vocale, il carattere scherzosa dei
giochi di parole culminanti nel pirotecnico omeoteleuto
della sequenza di aggettivi sostantivati terminanti in "-eine", con chiaro riferimento al cognome del poeta,
notoriamente amante dell'umorismo dal sapore un po' vezzoso e infantile. Il
testo, costituito di tre distici, conterrebbe già una simmetria di tipo A-B-A,
dal momento che cita i quattro elementi Rose - Lilie
- Taube - Sonne sia
all'inizio che alla fine; ma Schumann non si
accontenta di assecondare tale corrispondenza, e per conferire al brano la
connotazione simmetrica della Lied-Form ripete in
coda, con una linea diversificata, parte del verso 3 e l'intero verso 4, quello
più caratterizzante della lirica.
L'accostamento
per sottile contrasto fra il n. 4 e il n. 5 accentua il senso di turbamento
solo lontanamente evocato all'inizio: la triste premonizione del finale del
testo del n 4 assume un tenue colore di rassegnazione nell'immutata serenità
della conclusione musicale, per poi riflettersi nell'inquietudine di cui, nello
struggente n. 5, si tinge sia l'allusione sinestetica
quasi pre-simbolista dell'immagine floreale della
prima strofa, sia la felice reminiscenza della seconda.
Nel n. 6
il Reno e il Duomo di Colonia suggeriscono a Schumann
quell'idea di solennità processionale
che ritornerà nel quarto movimento della Sinfonia Renana e nel terzo Klavierstück op. 111, brani legati alle medesime fonti
ispiratrici. Il Lied n. 6 ha una chiara funzione di pezzo conclusivo della
prima parte di Dichterliebe,
come si evince dalla sua forma, anche in rapporto a quelle dei brani
precedenti. Si può infatti individuare una logica in base alla quale vengono
determinate le strutture dei Lieder di un certo
gruppo. Per il primo blocco si parte dall'elementare stroficità
A-A del n. 1, che si evolve nei nn. 2 e 3 nelle Lied-Formen rispettivamente di tipo A-A - B - A' e A - A' - B - A'', con la particolarità già illustrata della ripetizione
di testo aggiunta nel n. 3, La struttura si apre nel n. 4, da considerare durchkomponiert per l'assenza totale di ripetizioni
testuali e riprese melodiche, e per la sostanziale unitarietà dell'arco
strutturale; non può certo mettere in dubbio questa valutazione la presenza
dell'inciso in ritmo puntato coi ribattuti all'inizio di ogni frase, peraltro
sempre diverso, in quanto si tratta per l'appunto solo di una cellula ritmica
che, otlre ad essere di per sé variata ogni volta, dà
origine a frasi dal profilo melodico sempre differente. Quasi come in un
percorso circolare Il n. 5 segna il ritorno alla forma strofica a 2 strofe del
primo Lied, mentre la Lied-Form del n. 6 pare una
sintesi delle due precedenti del n. 2 e 3, per i motivi che illustreremo fra
poco,
Anche i
rapporti tonali sono fattori unificanti o di separazione, che possono rafforzare
o attenuare i legami suggeriti da considerazioni puramente formali: al La
maggiore dei primi due Lieder, i più indivisibili,
seguono, come in una concatenazione di doppie Dominanti, il Re maggiore del n.
3 e il Sol maggiore del n. 4; di qui si va per affinità di terza al Si minore
del n. 5, e nuovamente con relazione di quinta discendente al Mi minore del n.
6.
Abbiamo
dunque un possibile raggruppamento per argomento e carattere, rappresentabile
come
1-2-3 -
4-5 - 6
mentre la
parentela per forme è la seguente
1 - 2-3 -
4 - 5 collegato a 1 - 6 collegato a 2-3
Infine i
legami tonali sono così configurabili:
1-2 - 3 -
4 | 5 - 6
Pur nella
molteplicità delle relazioni l'autonomia del n. 6 pare un dato abbastanza
univoco. Nella Lied-Form che lo caratterizza le
sezioni con la voce sembrano delineare una forma aperta A - B - C. Lo schema
viene però chiuso dalla ripresa di A eseguita dal solo pianoforte. Siamo in
presenza qui di una delle Code pianistiche formalmente determinanti, non certo
mere appendici convenzionali, ma sezioni pienamente autonome, specie se di
durata considerevole come questa, dai significati espressivi ben precisi. Già
nell'ultimo Lied di Frauenliebe
quando la voce si esaurisce, come consunta dal dolore, tocca al pianoforte
rievocare il tema del primo Lied, pensiero puro che si sostituisce a parole non
più pronunciabili. Nel n. 6 di Dichterliebe,
epilogo della prima macrosezione del ciclo, succede, in proporzioni ridotte,
qualcosa di analogo. Il ritratto femminile esposto nel Duomo di Colonia è
l'ultimo ricordo felice del poeta; l'evocazione del quadro viene riletta da Schumann, ancora una volta in controluce, come una fonte di
turbamento che determina la temporanea estinzione della voce nel silenzio,
spazio in cui il pianoforte riespone il marziale tema principale, chiudendo la Lied-Form del brano e il primo blocco dell'opera con una
chiara anticipazione degli stati d'animo che domineranno le poesie successive.
TESTI del
primo blocco con schemi analitici e traduzioni
n. 1 = Heine 1 (è il n. 1 anche nella raccolta di Heine)
A
Im wunderschönen
Monat Mai,
Als alle
Knospen sprangen,
Da ist
in meinem Herzen
Die Liebe aufgegangen.
A
Im wunderschönen
Monat Mai,
Als alle
Vögel sangen,
Da hab’
ich ihr gestanden
Mein Sehnen
und Verlangen
Nel meraviglioso
mese di maggio / quando tutti i boccioli si dischiudevano / allora nel mio
cuore / è sbocciato l'amore
Nel
meraviglioso mese di maggio / quando tutti gli uccelli cantavano / allora le ho
confessato / il mio desiderio e la mia passione.
n. 2 = Heine 2
A
Aus meinen Tränen spriessen
Viel blühende
Blumen hervor,
A
Und meine Seufzer werden
Ein Nachtigallenchor.
B
Und wenn du
mich lieb hast, Kindchen,
Schenk’ ich dir die Blumen all’,
A’
Und vor deinem
Fenster soll klingen
Das Lied der Nachtigall.
Dalle mie
lacrime sboccia / una moltitudine di fiori,
e i miei
sospiri diventano / un coro di usignoli.
E se tu mi
hai a cuore, piccola, / dono a te tutti quei fiori,
e alla tua
finestra dovrà risuonare il canto dell'usignolo.
n. 3 = Heine 3
A
Die Rose, die Lilie, die
Taube, die Sonne,
Die liebt’ ich einst alle
in Liebeswonne.
A’
Ich lieb’
sie nicht mehr, ich liebe
alleine
Die Kleine,
die Feine, die Reine, die
Eine;
B
Sie selber,
aller Liebe Wonne,
Ist Rose und Lilie und Taube und Sonne.
A’' applica una melodia
variata ai vv. 3-4 ripetuti a partire da ich liebe alleine
La rosa,
il giglio, la colomba, il sole, / tutti li amai un tempo nella gioia
dell'amore.
Non li amo
più, amo soltanto / la piccola, la fine, la pura, l'unica.
Lei
stessa, gioia di ogni amore, / è rosa e giglio e colomba e sole.
n. 4 = Heine 4 / Durchkomponiert
Wenn ich
in deine Augen seh’,
So schwindet all’ mein Leid und Weh’;
Doch wenn
ich küsse deinen Mund,
So werd’ ich
ganz und gar gesund.
Wenn ich
mich lehn' an deine Brust,
Kommt’s über
mich wie Himmelslust;
Doch wenn
du sprichst: ich liebe dich!
So muss ich weinen bitterlich.
Se guardo
nei tuoi occhi / si dissolve ogni mio dolore e malinconia; / ma se bacio la tua
bocca / torno ad essere del tutto risanato.
Se mi stringo
al tuo petto / scende su di me come una gioia celeste; / ma se tu dici: ti amo!
/ allora non posso che piangere amaramente.
n. 5 = Heine 7
A
Ich will meine Seele tauchen
In den Kelch der Lilie hinein;
Die Lilie soll klingend hauchen
Ein Lied von der Liebsten mein.
A
Das Lied soll schauern und beben,
Wie der
Kuss von ihrem Mund,
Den sie mir
einst gegeben
In wunderbar süsser Stund
Voglio
immergere la mia anima / nel calice del giglio, / il giglio risuonerà
sussurrando / un canto della mia amata.
Il canto
fremerà d'un brivido / come il bacio della sua bocca / che lei mi diede un
tempo / in una meravigliosa dolce ora.
n. 6 = Heine 11
A
Im Rhein,
im heiligen Strome,
Da spiegelt
sich in den Well’n
Mit seinem
grossen Dome,
Das grosse,
heilige Köln.
B
Im Dom da
steht ein Bildnis,
Auf gold’nem Leder gemalt;
In meines Lebens Wildnis
Hat’s freundlich hineingestrahlt.
C
Es schweben Blumen und Eng’lein
Um unsre liebe
Frau;
Die Augen, die Lippen, die Wäng’lein,
Die gleichen
der Liebsten genau
Coda pianistica
A’
Nel Reno,
nella sacra corrente, / si specchia nelle onde / col suo grande Duomo / la
grande sacra Colonia.
Nel Duomo
c'è un'immagine / dipinta su cuoio dorato; / nell'oscura selva della mia vita /
ha irradiato una luce benevola.
Si librano
fiori e angioletti / intorno alla nostra cara Signora; / gli occhi, le labbra,
le guancette / assomigliano proprio a quelli della
mia amata.
SECONDO
BLOCCO - LIEDER 7-16
Dichterliebe vive molto sui contrasti, sicché, così come il n. 6 è la
pietra miliare che suggello il primo blocco con un finale che tende
all'introflessione meditativa, il n. 7 è un'altrettanto maestosa colonna
portante del ciclo, di segno opposto, dal carattere assertivo e dalla vocalità
esuberante. Questa pagina d'esordio del secondo blocco è peraltro ancora una Lied-Form A - B - A' che Schumann modella più tradizionalmente aggiungendo al testo
la ripetizione del primo verso all'inizio della ripresa. L'intero brano è scandito
da un robusto accompagnamento pianistico in accordi ribattuti a sostegno di una
linea melodica incisiva, che nel luminoso Do maggiore dispiega la potenza
vocale verso l'acuto fino al culmine dell'estensione complessiva del ciclo,
riflesso musicale dell'orgogliosa presa d'atto che emerge dal testo, e che pure
non lenisce le pene narrate nei Lieder nn. 8-9-10. Questo trittico dà vita a un crescendo di
accenti lacrimosi, al centro del quale, nel n. 9, campeggia il violento
conflitto fra lo strazio interiore del poeta e i clamori fors'anche
un po' sguaiati della festa nuziale dell'amata. Lo stridente accostamento è
splendidamente reso attraverso un animato ritmo di valzer a supporto di un
ininterrotto disegno in sedicesimi della mano destra, che spazia su più
registri. Incastonate in questo meccanismo ritmico, le ripetizioni trasposte e
variate del motivo principale, citazione dal secondo Phantasiestück op. 12, nonché le
brevi chiose pianistiche che intervengono dopo una digressione modulante a
ripristinare l'asse del percorso tonale, dànno
perfettamente l'idea delle vorticose ronde danzanti e dei suoni multicolori
descritti dal testo, ai quali il carattere del percorso armonico e la tagliente
nettezza della linea vocale si oppongono con effetto straniante. Potremmo dire
che il n. 9 di Dichterliebe ci fa ascoltare i suoni che il n. 7 del
Liederkreis op. 39, Auf einer Burg, si
limita a evocare da lontano, quando il mitico cavaliere eremita ode dall'altro
del suo bosco il passaggio del corteo nuziale giù in riva al Reno, coi
musicanti che suonano "munter", cioè
pervasi di un'allegria inquieta, mai disgiunta dalla vigilanza per il timore di
qualche evento che possa dissiparla, e con la sposa che piange segretamente per
qualche ragione misteriosa. Se dunque in Auf einer Burg il
latente lato oscuro della festosità nuziale viene soltanto fatto intuire
dall'enigmatica allusività dei non detti eichendorffiani,
nella lirica di Heine esso viene svelato in tutta la
sua fatale crudezza, che il martellante inesorabile incedere delle semicrome
sembra rappresentare con speciale efficacia, in piena sintonia con la sapiente
ripetitività della forma strofica variata, schematizzabile come
A - A' - A - A'' + Coda pianistica
con A-A parziali.
Il Lied n.
8 ripropone inizialmente l'abbinamento fiori-usignoli del n. 2, ma con stato
d'animo opposto. Un delicato tappeto pianistico di tremoli accompagna, lungo la
forma strofica, la carrellata di immagini tratte dalla natura; poi, quando
entra in scena la figura dell'amata, la musica si accende di un'improvvisa
fiammata drammatica, magnificamente incorniciata dalla conclusione pianistica
che ricalca le tormentate articolazioni del primo brano di Kreisleriana op 16, e che dunque prepara come meglio non si potrebbe, anche con
un tocco d'affinità hoffmanniana nelle reminiscenze
contigue dell'op. 16 e dell'op. 12, il clima del n. 9.
Tipicamente
durchkomponiert è il breve n. 10, il cui testo sembra
svelare l'avverarsi del presentimento avvertito nel suo omologo formale della
prima parte, il n. 4. Nonostante la violenza dei cupi sentimenti descritti dal
verso 3 in poi, la musica mantiene immutato per l'intera durata del pezzo
l'andamento mesto e rassegnato suggerito dal triste ricordo dei primi due
versi; a scandirlo è un accompagnamento tipico dei Lieder
schumanniani più inclini ad evocare memorie lontane o
immagini fantastiche, fatto di arpeggi sommessi e cristallini, spesso acefali,
a tratti punteggiati da note lievemente accentate che disegnano linee melodiche
trasversalmente sottese o sovrapposte al loro moto; si veda a titolo di esempio
il n. 12 di questo stesso ciclo, o Der Nussbaum op. 25 n. 3. In questo Lied n. 10 tali arpeggi
sono particolarmente rarefatti, segno di come la musica interiorizza fortemente
l'esplosione dolorosa che il testo invece grida con intensità.
Si direbbe
che il n. 11 cerchi di trarre una sorta di morale da quanto narrato nei tre Lieder precedenti; Schumann la
sottolinea con un radicale mutamento di atmosfera, che sia per la scelta tonale
sia per la gaiezza quasi forzata del carattere, a dispetto del "cuore
spezzato in due" dell'ultimo verso, fa presagire l'ironico distacco del n.
16. Si può quindi dire che se il n. 6 pone fine al primo blocco chiudendosi nel
silenzio della voce, il n. 11 termina il secondo blocco con quello che pare un
abbozzo di risata liberatoria, che si colorerà poi di grottesco nell'ultimo
brano del ciclo. La Lied-Form del n. 11 ha contorni
molto sfumati: si tratta di una sorta di A - B - A'-A''
ove la presunta ripresa A' si può percepire come
tale, con non poca fatica, solo grazie ad una vaga analogia che il suo profilo
melodico presenta rispetto a quello dell'inizio; l'impressione di ripresa è
lievemente rafforzata dalla coda pianistica A'' che
richiama esplicitamente l'accompagnamento dell'incipit.
Dunque nel
secondo blocco il raggruppamento
7 - 8-9-10
- 11
appare
plausibile sotto l'aspetto contenutistico e quello tonale; quanto alle forme,
il n. 10 va staccato dalla coppia 8-9.
I rapporti
fra tonalità sono stabiliti secondo una simmetria evidente: l'affinità di terza
più classica, cioè quella che lega una tonalità maggiore al relativo minore,
collega i nn. 7 e 8 (Do maggiore - La minore);
notiamo poi, come all'inizio del ciclo, una concatenazione di quinte
discendenti fra i nn. 8, 9 e 10 (La minore, Re
minore, Sol minore), e infine un diverso tipo affinità di terza fra i nn. 10 e 11 (Sol minore - Mi bemolle maggiore).
Sul piano
strutturale la successione dei nn. 7-8-9 (Lied-Form - strofico - strofico) è esattamente speculare a
quella dei nn. 1-2-3 (strofico - Lied-Form
- Lied-Form), mentre in quarta posizione troviamo una
forma durchkomponiert sia nel primo blocco (n. 4) sia
nel secondo (n. 10).
La
simmetria fra n. 7 e n. 11 è determinata, oltre che dai summenzionati
collegamenti tonali per terza al trittico centrale, dal fatto che nel secondo
blocco questi due Lieder sono gli unici in tonalità
maggiore e con impianto strutturale di Lied-Form,
sebbene con specificità diverse; inoltre, come abbiamo detto, Schumann attribuisce anche al n. 11 un significato non
evidente nel testo, cogliendovi un tentativo di superamento del dolore, cosa
che lo avvicina al n. 7 anche sul piano dei contenuti.
TESTI DEL
SECONDO BLOCCO con schemi analitici e traduzioni
n. 7 = Heine 18
A
Ich grolle
nicht, und wenn das Herz auch
bricht,
Ewig verlor’nes
Lieb! ich grolle nicht.
B
Wie du
auch strahlst in Diamantenpracht,
Es fällt kein
Strahl in deines Herzens Nacht.
Das weiss
ich längst.
A’ inizia con la
ripetizione del primo verso
Ich sah
dich ja im
Traume,
Und sah die Nacht in deines Herzens Raume,
Und sah die Schlang’, die dir am Herzen frisst,
Ich sah,
mein Lieb, wie sehr du
elend bist.
Ich grolle nicht.
Non serbo
rancore, anche se il cuore mi si spezza, / amore perduto per sempre! Non serbo
rancore.
Per quanto
tu rifulga in sfarzo di diamanti, / nessun raggio ricade nella notte del tuo
cuore, / lo so da tempo.
Ti ho
vista in sogno, / e ho visto la notte nel vuoto del tuo cuore, / e ho visto la
serpe che ti corrode il cuore, / ho visto, mio amore, quanto sei misera. / Non
serbo rancore.
n. 8 = Heine 22
A
Und wüssten’s die Blumen, die kleinen,
Wie tief
verwundet mein Herz,
Sie würden
mit mir weinen,
Zu heilen
meinen Schmerz.
A
Und wüssten’s die Nachtigallen,
Wie ich
so traurig und krank,
Sie liessen
fröhlich erschallen
Erquickenden Gesang.
A
Und wüssten sie mein Wehe,
Die goldenen Sternelein,
Sie kämen
aus ihrer Höhe,
Und sprächen Trost mir ein.
A’
Sie alle
können’s nicht wissen,
Nur eine
kennt meinen Schmerz:
Sie hat ja
selbst zerrissen,
Zerrissen mir
das Herz
Coda
pianistica che ricorda il n. 1 di Kreisleriana
E se lo
sapessero i fiori, i piccoli, / quanto profondamente ferito è il mio cuore, /
piangerebbero con me, / per sanare il mio dolore.
E se lo
sapessero gli usignoli, / quanto sono triste e malato, / farebbero echeggiare
lietamente / il canto che ridona conforto.
E se
sapessero della mia pena / le stelline dorate, / scenderebbero dalla volta
celeste, / e mi parlerebbero per consolarmi.
Tutti
questi non sanno, / solo lei conosce il mio dolore: / proprio lei infatti mi ha
lacerato, / mi ha lacerato il cuore.
n. 9 = Heine 20
A
Das ist
ein Flöten und Geigen,
Trompeten schmettern darein; (ripetuto)
A’ trasposto
Da tanzt wohl den
Hochzeitsreigen
Die Herzallerliebste
mein. (ripetuto, con breve
chiosa pianistica)
A
Das ist
ein Klingen und Dröhnen, (ripetuto)
Ein Pauken
und ein Schalmei’n;
A’' trasposto con lieve
variazione melodica
Dazwischen schluchzen und stöhnen (ripetuto)
Die lieblichen
Engelein (con
breve chiosa pianistica)
Coda
pianistica, con due enunciazioni parziali di A
È tutto un
risuonar di flauti e violini, / fra cui svettano squilli di trombe; / là si
lancia nella danza nuziale / colei che è più cara al mio cuore.
S'affastellano
suoni e rimbombi, / timpani e pifferi; / là in mezzo singhiozzano e gemono /
gli amabili angioletti.
n. 10 = Heine 40 durchkomponiert
Hör’ ich
das Liedchen klingen,
Das einst
die Liebste sang,
So will mir die Brust zerspringen
Von wildem Schmerzendrang.
Es treibt mich ein dunkles
Sehnen
Hinauf zur
Waldeshöh’,
Dort löst
sich auf in Tränen
Mein übergrosses
Weh’
Coda
pianistica che sviluppa liberamente il disegno in arpeggi
Odo
riecheggiare la canzoncina / che un tempo cantava la mia amata, / sembra allora
che il mio petto stia per esplodere / d'un selvaggio scoppio di dolore. / Mi
spinge un oscuro anelito / su verso l'altura del bosco, / là si scioglie in
lacrime / la mia immensa pena.
n. 11 = Heine 39
A
Ein Jüngling
liebt ein Mädchen,
Die hat einen andern erwählt;
Der andre
liebt eine andre,
Und hat sich mit dieser vermählt.
B
Das Mädchen
nimmt aus Ärger
Den ersten besten Mann,
Der ihr
in den Weg gelaufen;
Der Jüngling
ist übel dran.
Derivazione
da A
Es ist
eine alte Geschichte,
Doch bleibt
sie immer neu;
Und wem sie
just passieret,
Dem bricht das Herz entzwei.
CODA
pianistica che riecheggia l’inizio di A
Un giovane
ama una fanciulla, / la quale ha scelto un altro; / quest'ultimo
ama un'altra, / e con lei si è impegnato.
La
fanciulla per rabbia / prende come marito / il primo che incontra per strada; /
il giovane ne viene devastato.
È una
vecchia storia, / ma resta sempre nuova; / e a chi accade / il cuore si spezza
in due.
TERZO
BLOCCO - I LIEDER DEL SOGNO (12-15) E L'EPILOGO (16)
I Lieder dal n. 12 al n. 15 compongono la fase del ciclo che
possiamo definire onirica. Archiviati i pensieri più penosi con
l'argomentazione fra il rassegnato e il razionalizzante del n. 11, Heine sembra cercare una via di fuga dai tormenti, non
sempre riuscendovi, nella dimensione fantastica del sogno - o meglio, Schumann convoglia qui alcuni dei Lieder
dai tratti onirici, non di rado a sfondo naturalistico, tanto amati dal poeta.
Il n. 12 è
l'apice espressivo dell'intero ciclo, e non è un caso se i fiori, già così
spesso evocati nelle poesie precedenti, ne sono più che mai protagonisti. Si
viene qui introdotti al nuovo universo onirico tramite un sogno ad occhi
aperti, in cui il poeta vive un dialogo coi fiori che contempla nel
"luminoso mattino d'estate". Le gocce di luce mattutina sembrano
distillate dai delicati arpeggi discendenti dalla mano destra, forse
rievocazione di quelli che nel Lied n. 5 dell'op. 39 riflettono il dolce
spandersi dei raggi lunari sul paesaggio dormiente, senz'altro limpida
trasfigurazione di quelli che nel n. 10 di Dichterliebe incarnano con
discrezione la discesa delle lacrime più amare.
Le perle
armoniche dispensate da Schumann nel corso di questo
dodicesimo Lied sono di valore inestimabile, a partire dalla sesta aumentata
dell'incipit e dalla sorpresa che al primo ascolto genera la sua risoluzione
rivelatrice del Si bemolle maggiore d'impianto. I collegamenti per affinità di
terza, così tipici del linguaggio armonico schumanniano,
e gli slittamenti cromatici punteggiano con particolare raffinatezza i passaggi
tra le frasi, fino all'intuizione più geniale: la modulazione da Si bemolle a
Sol maggiore che segna il momento culminante della visione, quello in cui i
fiori prendono la parola (con un pianissimo estremamente difficile da rendere
con la dovuta efficacia nel cambio di timbro vocale) per chiedere al poeta
clemenza verso la loro "sorella", l'amata che lo ha così
profondamente ferito. Dalla Tonica di Si bemolle in stato fondamentale il basso
scende a La bemolle, dando l'illusione che si stia preparando una modulazione a
Mi bemolle attraverso la Settima di Dominante in terzo rivolto; la
contemporanea salita del Fa a Fa diesis non inficierebbe
questa aspettativa, senonché, con stupefacente moto
cromatico di tre parti su quattro, l'armonia alterata risolve in modo del tutto
inopinato sulla Tonica di Sol maggiore. Il ritorno a Si bemolle avviene ancora
attraverso la sesta aumentata, raggiunta tramite Sol minore; ma l'iter
modulante di rientro resta sospeso sulla Dominante, come se la sorpresa per
aver udito parlare i fiori e, ancora di più, per un collegamento armonico di
tale incantevole suggestione, non potesse far altro che condurre a una
terminazione di frase di natura interrogativa. Qui si ferma la voce, e il
pianoforte chiosa con una Coda non meno sublime, la cui importanza si capirà
completamente alla fine del ciclo. Anche la Lied-Form
resta aperta, con lo schema
A - B - A
- C - Coda pianistica
ove C è il
sussurro dei fiori, dopo il quale perfino il percorso strutturale sembra
doversi arrestare come attonito, in uno stupore che ammutolisce, in un
trasalimento estatico al cospetto del quale l'aggiunta di qualsiasi ulteriore
elemento di ripresa rischierebbe di essere una ridondanza fuori luogo.
Il testo
del n. 13 consiste nella narrazione di un triplice sogno, certamente meno
benevolo, a cui fanno seguito tre diverse reazioni al risveglio, sempre più
dolenti. L'architettura testuale potrebbe dunque suggerire una forma strofica
duplice AB-AB-AB, con A destinato al sogno e B al risveglio. In effetti
potrebbe sembrare che la scelta sia proprio questa, anche in virtù della forte
diversità dei due elementi: in A la voce intona un mesto attacco di recitativo,
da sola, col pianoforte che si limita a commentare con brevissimi incisi accordali staccati, mentre B è una frase
interrogativa solo leggermente più concitata. Alla terza ripetizione le
dimensioni della coppia A-B si dilatano, sale la tensione drammatica, il
crescendo resta in sospeso, e a quel punto il pianoforte solo chiude il brano
in pianissimo improvviso, con una ripetizione perziale
di uno dei fuggevoli frammenti staccati di A. Per quanto esigua e spettrale,
questa appendice pianistica è probabilmente da considerarsi fondamentale ai
fini della definizione strutturale: essa appare infatti come un'estrema ripresa
del motivo del sogno, ancora una volta svuotata delle parole ormai superflue,
quasi a significare l'ineluttabilità del periodico ritorno di sogni crudeli,
causa di lacrime sempre più copiose. Questa interpretazione, con l'aggiunta di
un A finale, ci induce a considerare la forma complessiva come Lied-Form di tipo A - B - A- B - A'
- B' - A''
La lettura
AB - AB - A'B' + Coda, dunque come forma strofica
duplice seguita da un'appendice è meno suggestiva dal punto di vista dei
significati latenti, dunque meno schumanniana, ma più
convenzionale e comunque accettabile, vista l'ambiguità di una struttura che si
pone sul confine fra le due tipologie.
Le
digressioni oniriche dei Lieder successivi assumono
contorni progressivamente meno angoscianti. Del testo del n. 14, racconto di un
sogno ancora una volta pervaso di inquietudine e di pianti, a cui si aggiunge
la frustrazione di averne dimenticato, al risveglio, il momento più
significativo, Schumann sa cogliere il lato lieve, le
venature di tenerezza rese con un fraseggio a corto respiro che di fatto non si
allontana mai dal sereno Si maggiore d'impianto, nella semplicità di una forma
strofica quasi pura: solo l'ultima ripetizione è oggetto di una variazione che
sottolinea ulteriormente la sobria levità con cui viene accolto anche il
dispiacere dell'oblio. Impressionante la differenza fra questo approccio e
quello di Mendelssohn, che su questo stesso testo
compone l'op. 86 n. 4, Lied strofico in Mi minore, dal carattere alquanto
tumultuoso e drammatico, certamente più vicino alle sensazioni suscitate
immediatamente dalla poesia; il raffronto è utile a far capire ancora più
chiaramente la potenza e l'imprevedibilità dell'azione trasfigurante delle
letture schumanniane.
Nel n. 15
i sogni si allontanano dall'ossessione della storia sentimentale per inoltrarsi
nel "territorio incantato" (Zauberland) di
una fantasia libera e sfrenata, ove in un tripudio di colori e sinestesie gli
scenari naturali delle "antiche leggende" fremono di magica vitalità.
L'andamento vivace in 6/8 è dominato dal ritmo semiminima + croma,
rivisitazione delle lunghe cavalcate in ritmo puntato tipiche di molti brani
pianistici schumanniani. L'articolata Lied-Form può essere letta come segue, considerando come A
strutturali anche le ripetizioni soltanto pianistiche del motivo principale,
ivi compresa la breve riproposizione che fa da Coda.
Ne risulta una specie di Rondò con refrain variato, e due intermezzi fra il
terzo e il quarto refrain:
A - B - A' - C - A'' - B' - D - A''' - C' - A''''
La
complessità dell'architettura ben rispecchia i vertiginosi caroselli di
immagini del testo poetico ("im irren wirren Kreis").
L'incalzante gioco di ripetizioni e trasposizioni, che in A''
è arricchito anche dallo scambio di ruoli fra voce e pianoforte, si acquieta
solo in A''' e C', segmenti in tempo più lento,
permeati di Sehnsucht, il desiderio di raggiungere
quei luoghi immaginari, dunque irrealizzabile, eppure sempre intenso anche
nell'ultima frase vocale che ripiega svanendo sulla Tonica del Mi maggiore
d'impianto, quando il sole mattutino dissolve impietosamente quei sogni come
"mera schiuma", ponendo termine anche alla sequenza dei Lieder onirici.
Il
posizionamento di questo testo nel ciclo musicale è quello che più marcatamente
sovverte l'ordine di Heine (in Lyrisches Intermezzo la poesia viene prima di tutte le altre del terzo
blocco di Dichterliebe). Dunque la scelta eminentemente
personale di Schumann di collocarlo in penultima
posizione ne enfatizza il significato di traguardo fantastico del viaggio
onirico, confine dell'immaginazione più fervida, raggiunto il quale non resta
che celebrare la cerimonia d'epilogo.
Da notare
come anche questo gruppo di 4 Lieder 12-15 sia
regolato dalle medesime relazioni tonali già incontrate: quinta discendente fra
il n. 12 e il n. 13 (Si bemolle maggiore - Mi bemolle minore), affinità di
terza, enarmonicamente intesa, fra il n. 13 e il n.
14 (Mi bemolle minore - Si maggiore), di nuovo quinta discendente fra il n. 14
e il n. 15 (Si maggiore - Mi maggiore). Dal punto di vista tonale abbiamo
dunque un raggruppamento a due a due (12-13 | 14-15) determinato dalle
relazioni di quinta, che abbiamo finora considerato come più strette, non certo
perché in Schumann l'affinità di terza non sia
altrettanto se non più frequente ed importante, ma semplicemente perché la
relazione di quinta discendente di tipo Dominante - Tonica è quella che
all'esordio del ciclo unisce i Lieder non separabili;
perciò ci è parso opportuno valutarla in modo analogo anche nei segmenti
macroformali successivi.
Sul
versante delle forme noteremmo una simmetria se considerassimo il n. 13 come
strofico (avremmo due Lied-Formen agli estremi, n. 12
e n. 15, e due Lieder strofici al centro, il n. 13 e
il n. 14); se invece attribuissimo la Lied-Form anche
al n. 13, il 14 diverrebbe centro di simmetria del terzo blocco preso nella sua
interezza, essendone l'unica forma strofica, preceduta da due Lied-Formen (12-13) e seguita da altre due (15-16), tutte
peraltro estremamente sperimentali, per i vari motivi già illustrati e per
quelli che ci accingiamo ora ad esaminare a proposito del n. 16.
L'epilogo di Dichterliebe
(nonché del Lyrisches Intermezzo) è centrato sull'atto
liberatorio di seppellire i canti e i sogni "vecchi" e
"cattivi", unitamente a "qualcos'altro" che verrà
specificato più avanti. AI toni grotteschi con cui viene descritta l'enorme
bara con cui si celebra lo stravagante funerale, corrisponde l'andamento
marziale e la sonorità imponente della musica, con venature chiaramente
ironiche, quasi un contraltare in ritmo binario
dell'amaro valzer nuziale del n. 9: anche qui alla mano destra viene affidato
un disegno continuo molto diverso dalla linea vocale, dal sapore narrativo, ben
in sintonia con lo spirito sarcasticamente fiabesco delle strane similitudini
che richiamano scorci e monumenti di città renane. Non possono dunque mancare
le ripetizioni trasposte, espediente tipico della "narrativa
musicale" schumanniana, in una struttura che può
essere vista come incastro di due Lied-Formen una
dentro l'altra. Questo lo schema del corpo principale (a ogni sezione
corrispondono due versi):
A
Do diesis minore - A Do diesis minore
B Sol diesis minore
C Mi maggiore
D Fa diesis minore
C Fa diesis minore
D Sol diesis minore
C Sol diesis minore
A' Do diesis minore, con accompagnamento meno fitto
Si tratta di una
disposizione che trova molti riscontri anche nella produzione per pianoforte
solo di Schumann. Alquanto inedita è però la presenza
di ben tre Code, ciascuna con una funzione ben precisa.
La melodia degli ultimi
due versi di A' cita parte del tema principale del
terzo Lied di Frauenliebe, conferendogli un carattere del tutto
diverso. La motivazione di questa scelta non è facile da spiegare. Il testo
dell'op. 42 n. 3 tratta della gioiosa incredulità della protagonista al
pensiero di essere proprio lei la prescelta dal mitizzato futuro marito. Forse
il compositore vuole contrapporre qui, cripticamente,
l'incredulità di segno opposto del poeta nel constatare quale fine ha appena
fatto la sua vicenda, sepolta in mare, l'unica tomba in grado di contenere un
sarcofago di quelle dimensioni. Il profilo melodico che nell'op. 42 n. 3
rispecchia, col suo incedere movimentato, un'eccitazione quasi ansiosa per la
troppa felicità, qui si trasforma in un irridente commento di
autocommiserazione, appesantito come la bara in un lungo rallentando.
Ad A'
fanno seguito due Code. La Coda vocale di quattro versi è in tempo più lento.
Do diesis diviene pedale di Dominante; su di esso il primo distico si interroga
su cosa sia stato messo in quella bara oltre ai canti e ai sogni, sì da
renderla tanto ingombrante. La risposta del secondo distico, modulando
inizialmente a Re maggiore attraverso la tipica sottoposizione di terza schumanniana, abbandona decisamente i toni ironici fin qui
usati: si tratta dell'amore e del dolore sconfinati del poeta, dittico
inscindibile, oggetto di tutte le poesie di un ciclo a cui, volendo creare un
gioco di simmetria con l'op. 42, Schumann avrebbe
anche potuto dare il titolo "Dichterliebe und -schmerz". Su queste ultime parole traspare
un'allusione al tema del Lied n. 12: scelta estremamente mirata, perché poco
dopo, appena la voce si accomiata definitivamente finendo la frase in sospeso
su un'armonia con funzione sottodominantica, la lunga
seconda Coda, cioè la vera e propria Coda pianistica del brano e dell'intero
ciclo, riprende e sviluppa mirabilmente proprio la Coda del Lied n. 12.
Si comprende così ancora
meglio da un lato la forza del legame con Frauenliebe, che come già detto si conclude esattamente con la stessa modalità
(la reminiscenza pianistica di un Lied precedente), dall'altro l'importanza del
n. 12 come vertice d'intensità espressiva e di pregnanza semantica dell'op. 48.
momento più autentico d'introspezione che attraverso l'immersione nella natura,
adornata della fantasia floreale, riesce a sublimare anche le sofferenze più
acute.
TESTI DEL TERZO BLOCCO
con schemi analitici e traduzioni
n.
12 = Heine 45
A
Am
leuchtenden Sommermorgen
Geh’ ich im Garten herum.
B
Es
flüstern und sprechen die Blumen,
Ich aber wandle stumm.
A
Es
flüstern und sprechen die Blumen,
Und
schau’n mitleidig mich an:
C
„Sei unsrer
Schwester nicht böse,
Du trauriger, blasser
Mann.“
Coda pianistica
autonoma, sviluppata poi nella Coda del n. 16
Nel luminoso mattino
d'estate / mi aggiro per il giardino.
Sussurrano e parlano i
fiori, / io invece passeggio in silenzio.
Sussurrano e parlano i
fiori, / e mi guardano compassionevoli:
"Non essere ostile
a nostra sorella, / tu triste pallido uomo."
n.
13 = Heine 55
A
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir
träumte, du lägest im Grab.
B
Ich wachte auf, und die Träne
Floss
noch von der Wange herab.
A
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir
träumt’, du verliessest mich.
B
Ich wachte auf, und ich
weinte
Noch lange bitterlich.
A’
Ich hab’ im Traum geweinet,
Mir
träumte, du wär’st mir noch
gut.
B'
Ich wachte auf, und noch
immer
Strömt meine Tränenflut.
Coda pianistica A
parziale
Ho pianto in sogno, /
sognavo che giacevi nella tomba.
Mi sono risvegliato, e
la lacrima / scendeva dalla guancia.
Ho pianto in sogno, /
sognavo che mi abbandonavi.
Mi sono risvegliato, e
ho pianto / ancora a lungo, amaramente.
Ho pianto in sogno, /
sognavo di avere ancora il tuo affetto.
Mi sono risvegliato, ed
ancora continuano / a sgorgare i fiotti delle mie lacrime.
n.
14 = Heine 56
A
Allnächtlich im Traume seh’ ich dich
Und
sehe dich freundlich grüssen,
Und
laut aufweinend stürz’ ich mich
Zu deinen süssen Füssen.
A
Du siehest mich an wehmütiglich
Und
schüttelst das blonde Köpfchen;
Aus
deinen Augen schleichen sich
Die
Perlentränentröpfchen.
A’
Du sagst mir heimlich ein leises
Wort
Und
gibst mir den Strauss von Zypressen.
Ich wache auf, und der
Strauss ist fort,
Und’s Wort hab’ ich vergessen.
Ogni notte in sogno ti vedo,
/ ti vedo salutarmi amichevolmente, / e piangendo a dirotto mi getto / ai tuoi
dolci piedi.
Tu mi guardi
malinconica, / e scuoti la bionda testina; / dai tuoi occhi furtivamente
gocciolano / lacrime di perla.
Mi dici una parola
sottovoce, in segreto / e mi dài la ghirlanda di
cipressi. / Mi sveglio, e la ghirlanda non c'è più, / e la parola l'ho
dimenticata.
n.
15 = Heine 43
A
Mi maggiore
Aus
alten Märchen winkt es
Hervor mit weisser Hand,
Da singt
es und da klingt es
Von einem Zauberland;
B Mi maggiore
Wo bunte Blumen blühen
Im gold’nen Abendlicht,
Und
lieblich duftend glühen,
Mit bräutlichem Gesicht;
A' solo pianoforte, parziale, trasposto in Sol maggiore
C
Und
grüne Bäume singen
Uralte Melodei’n,
Die
Lüfte heimlich klingen,
Und
Vögel schmettern drein;
A'' inizia col solo pianoforte in MI maggiore
Prosegue in Si
maggiore con inversione di ruoli fra voce e pianoforte
Und
Nebelbilder steigen
Wohl aus der Erd’ hervor,
Und
tanzen luft’gen Reigen
Im wunderlichen Chor;
B' Si maggiore
Und blaue
Funken brennen
An
jedem Blatt und Reis,
Und
rote Lichter rennen
Im irren, wirren Kreis;
D
Und
laute Quellen brechen
Aus
wildem Marmorstein.
Und
seltsam in den Bächen
Strahlt fort der Widerschein.
A''' Mi maggiore, più lento
Ach, könnt’ ich
dorthin kommen,
Und
dort mein Herz erfreu’n,
Und
aller Qual entnommen,
Und
frei und selig sein!
C'
più lento
Ach!
jenes Land der Wonne,
Das seh’ ich oft im Traum,
Doch kommt die
Morgensonne,
Zerfliesst’s wie eitel
Schaum. (ripetuto)
Coda pianistica A'''' come eco parziale
Da antiche leggende
spunta un cenno / di bianca mano, / canti e suoni si levano / da una terra
incantata;
dove fiori variopinti si
schiudono / nella luce dorata della sera, / e profumati amabilmente rosseggiano
/ con volto di sposa;
e alberi verdi cantano /
antichissime melodie, / le brezze ne risuonano in segreto, / e gli uccelli le
fanno sonoramente riecheggiare;
e figure di nebbia si
levano / in alto dalla terra, / e disegnano un'aerea ronda danzante / in coro
stupefacente;
e ardono azzurre
scintille / su ogni foglia e ramo, / e guizzano rosse luci / in folle
vertiginoso cerchio;
ed erompono sonore
sorgenti / dalla selvaggia roccia marmorea, / e bizzarro nei ruscelli / se ne
irradia il riflesso.
Ah, potessi arrivare là,
/ e là rallegrare il mio cuore, / e sfuggire a ogni pena, / ed essere libero e
beato!
Ah, quella terra della
gioia / spesso la vedo in sogno, / ma giunge il sole del mattino, / ed essa
svanisce come mera schiuma.
n.
16
A
Do diesis minore
Die
alten, bösen Lieder,
Die
Träume bös’ und arg,
A
Do diesis minore
Die
lasst uns jetzt begraben,
Holt
einen grossen Sarg.
B
Sol diesis minore
Hinein leg’ ich gar manches,
Doch sag’ ich noch nicht was;
C Mi maggiore
Der Sarg muss
sein noch grösser,
Wie’s Heidelberger Fass.
D
Fa diesis minore
Und
holt eine Totenbahre
Und
Bretter fest und dick;
C'
Fa diesis minore
Auch muss sie sein noch länger,
Als wie zu Mainz die Brück’.
D'
Sol diesis minore
Und
holt mir auch zwölf Riesen,
Die
müssen noch stärker sein
C''
Sol diesis maggiore
Als wie der starke Christoph
Im Dom zu Köln am Rhein.
A'
Do diesis minore
Die
sollen den Sarg forttragen,
Und
senken ins Meer hinab;
Citazione da Frauenliebe n. 3
Denn solchem grossen
Sarge
Gebührt ein grosses Grab.
CODA
VOCALE
Wisst ihr, warum der Sarg wohl
So
gross und schwer mag sein?
Ich senkt’ auch meine Liebe
Und
meinen Schmerz hinein.
CODA PIANISTICA
Sviluppo della Coda del n. 12
I vecchi cattivi canti,
/ i sogni malvagi,
lasciatemeli ora
seppellire, / prendete una grande bara.
Dentro ci metto qualcosa
non da poco, / ma ancora non vi dico che cosa;
la bara deve essere
ancora più grande / di come è la botte di Heidelberg.
E prendete un catafalco,
/ con assi solidi e spessi;
deve essere ancora più
lungo / del ponte di Magonza.
E procuratemi anche
dodici giganti, / che devono essere ancora più forti
del forte San Cristoforo
/ nel Duomo di Colonia sul Reno.
Devono portare via la
bara / e farla sprofondare in mare;
poiché per una così
grande bara / ci vuole una grande tomba.
Sapete perché mai la bara
/ è così grande e pesante? / Vi ho calato dentro anche il mio amore e il mio
dolore.
Traduzioni italiane a
cura di Fabio Grasso
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